
🎙 Mercoledì 7 Aprile si è riunita la prima assemblea transfemminista studentesca del Politecnico, a tema “Non è normale che sia normale!” con un focus sulle molestie, sulle violenze e sulle discriminazioni basate sul genere.
📍 Sì è subito iniziato facendo un’analisi di cosa è una molestia, concludendo che non sia un qualcosa di oggettivo. Per alcunз, infatti, un comportamento può essere avvertito come molesto, mentre per altrз può passare per qualcosa di normale. Per questo la molestia è ciò che si avverte come tale, sebbene molto spesso essa sia correlabile alla mancanza di consenso. Vi è, pertanto, una chiara correlazione tra molestia e violenza di genere. È inoltre necessario contestualizzare tale fenomeno in ciò che viene chiamata “Piramide della violenza”. La piramide della violenza (ovvero il fatto che le violenze più gravi originano da atteggiamenti più leggeri) sta in piedi proprio perché invece di combatterli, finiamo con il normalizzare “piccoli” eventi. Proprio questi ultimi sono molto più frequenti delle violenze estreme (ad esempio il femminicidio), ma la loro esistenza in qualche modo giustifica l’esistenza di tutto il resto. Se il catcalling non fosse consentito, non si alimenterebbe quella visione del mondo che dipinge le donne come oggetto. Chi fa catcalling non intende usarlo come metodo di approccio, lo fa in un’ottica di supremazia nei confronti di chi lo subisce. Allo stesso modo, il femminicidio ne è la dimostrazione estrema. L’omicidio avviene perché la vittima è donna, quindi subordinata (e quasi proprietà) del carnefice.
❓Ma come mai esiste una società di questo tipo?
Sicuramente parte della “colpa” è da attribuire ai media e all’educazione scolastica.
📺 I media, infatti, normalizzano l’idea di donna oggetto (cioè da guardare, ma che non parla), e spesso adoperano termini sbagliati nel raccontare le notizie di cronaca: quando un uomo uccide la moglie non è un “atto di estrema passione”, è un FEMMINICIDIO. Quando un uomo fischia ed esclama “abbella!” non è un complimento esuberante, è CATCALLING, ovvero una molestia. I media, dunque, presentando questi modelli di comportamento e sminuendo gli episodi di violenza e discriminazione, sostengono la visione della donna come inferiore e subordinata. Bisogna poi tenere conto del fenomeno del pinkwashing. Molto spesso istituzioni, aziende ed organizzazioni si ritrovano a fare propaganda progressista in pubblico, senza attuare, al loro interno, riforme strutturali che garantiscano maggiore parità di diritti e opportunità. Un esempio può essere lo stesso Politecnico, che tanto si cura di fare festival per la donna professionista e accademica, ma non si cura di censurare strisce “comiche” sessiste pubblicate sui siti di alcuni docenti.
📚 La scuola, invece, è colpevole di non fare educazione sessuale e al consenso, normalizzando invece i ruoli di genere (la mamma stira, il papà lavora) nei testi della scuola primaria. Favorisce quindi le discriminazioni insegnandole già ai e alle più giovani, invece di presentare una prospettiva egualitaria e un approccio all’altrə che si basa sul consenso.
👥 L’assemblea ha poi concluso che gli e le studenti sono mediatori e mediatrici tra ciò che è stato e ciò che sarà, pertanto è indispensabile una presa di posizione dal basso per quanto riguarda le questioni di genere e le molestie.
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