
✋ È fermo in Senato, dopo l’approvazione a Novembre della Camera, il disegno di legge Zan contro l’#omobitransfobia, la #misoginia e l’#abilismo. Il progetto di legge intende istituire un’aggravante per i crimini “fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere o sulla disabilità”.
❓ Perché è fermo, quindi, se contiene solamente tutele per categorie indiscutibilmente a rischio? Alcune voci dalla politica sostengono che ci siano altre priorità o addirittura sia un provvedimento liberticida e promotore di una cosiddetta “ideologia gender”, sebbene il testo contenga l’Art. 4 a tutela della libertà di espressione e del pluralismo. Il DDL Zan, inoltre, vuole istituire un osservatorio sulle violenze perpetrate contro questi gruppi, violenze che troppo spesso passano in sordina.
📚 Sebbene il ddl Zan rappresenti un primo passo in avanti rispetto al vuoto politico e normativo degli ultimi decenni in tema di violenze verso le soggettività LGBTQIA+, questa legge non attacca alla radice il problema dell’omobitransfobia. I finanziamenti ai centri antiviolenza sono carenti da anni, così come i programmi di educazione sessuale, alle differenze e alle affettività nei luoghi della formazione. Luoghi che, dalle scuole elementari fino all’università, continuano a perpetrare modelli legati alla cultura eteropatriarcale.
💭 Non bastano pene più severe se le premesse della violenza che subiamo restano immutate: il diritto penale e il carcere non risolvono problemi di natura prima di tutto sociale e culturale.
📣 Reclamiamo consultori e centri antiviolenza autonomi, per le donne e per le persone LGBTQIA+, regolamenti contro le molestie nei luoghi della formazione, la fine della rettificazione genitale alla nascita per le persone intersex, la piena depatologizzazione dei percorsi di transizione e una riforma della legge 164/1982, una legge che vieti le cosiddette “terapie di riconversione”.
➕ La risposta non può essere solo giustizialista, ma deve essere prima di tutto culturale. Questa legge è un primo importante passo avanti, ma non ci basta: vogliamo #moltopiudizan!
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