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Finanziamenti alle Università e Corruzione fuori

A partire dalla Riforma Gelmini, all’Università sono state sottratte gran parte delle sue risorse materiali ed umane, lasciando gli atenei in una condizione di perenne difficoltà e carenza di mezzi per garantire sia il loro funzionamento sia il loro ruolo all’interno della società.

Dal 2008, anno in cui il nostro sistema universitario ha subito più di un miliardo di tagli, all’ a.a. 2016/2017, infatti, la tassazione negli atenei è aumentata del 41%, mentre crollava il numero dellз studenti iscrittз. A ciò è seguita, nel 2012, la liberalizzazione delle tasse universitarie, mentre continuavano a diminuire complessivamente i finanziamenti all’istruzione.

Per dare l’idea della situazione in cui oggi versano i nostri atenei, basta vedere come in dieci anni, gli immatricolati sono scesi del 4,7%, i ricercatori del 19,5% ricercatori, i docenti del 19,9%.

Ad oggi la spesa pubblica complessiva per l’istruzione in Italia rimane tra le più basse nella classifica OCSE, così come per ciò che riguarda il numero dei laureati nel nostro Paese.

Per questi motivi, l’aumento dei finanziamenti rappresenta una priorità imprescindibile per il rilancio del sistema universitario. Senza un radicale rifinanziamento non è in alcun modo immaginabile la realizzazione di un modello di università radicalmente alternativo, che rimetta al centro i reali bisogni di tutte le componenti (docenti, studenti e personale tecnico-amministrativo) e ponga fine alla selezione sfrenata e alla sottomissione del pubblico al privato.

Pensiamo che:

  •  All’incremento dei fondi deve anche corrispondere un cambiamento del modello di riparto. Il Fondo di Finanziamento Ordinario, che rappresenta la principale entrata pubblica delle università statali, deve essere radicalmente ripensato.-
  •  Debba essere eliminato ogni meccanismo premio-punitivo, non solo attraverso il totale superamento della quota premiale ma anche attraverso la depurazione dalla quota base di ogni riferimento ad un presunto merito. Nella quota base il costo standard deve diventare un vero indice di bisogno, che stabilisce e garantisce il finanziamento del fabbisogno degli Atenei in tutti i suoi aspetti, e non un parametro che, di fatto, contribuisce ad ampliare la discriminazione tra le Università. 
  • Tutto ciò debba essere affiancato ad un ritorno ad un reale disegno programmatico nazionale che individui finanziamenti per interventi mirati, in particolare per un’azione perequativa che permetta la riprese dell’università tutta, tenendo conto delle gravi differenze che oggi sussistono tra Nord e Sud Italia.

Nel contesto attuale di disagio e frammentazione sociale, il fenomeno mafioso gode del supporto di numerose istituzioni pubbliche e la complicità di esponenti delle autorità locali. I luoghi della formazione devono farsi presidi di lotta contro le organizzazioni mafiose, innanzitutto garantendo gli strumenti a chi vi studia gli strumenti per lo sviluppo di coscienza sociale e politica circa il fenomeno mafioso e la natura del suo radicamento sui territori.

Vogliamo Università che non abbiano paura di lottare ogni giorno per difendere i diritti del singolo e della collettività e che si facciano promotrici di ideali di inclusione e solidarietà.

Per questo il CNSU deve essere promotore di una saperi e pratiche antimafia. In che modo?

  • bilanci maggiormente trasparenti e partecipati all’interno degli atenei, in modo che l’intera comunità accademica possa controllare e determinare la gestione economica.
  • l’introduzione, in tutti gli Atenei italiani, di insegnamenti che formino lз studenti sul tema, in modo che questi ultimi siano poi in grado di diffondere informazione sui loro territori.
  • una commissione per il controllo degli appalti e della trasparenza dei bandi MIUR e delle singole università affinché si possano evitare infiltrazioni mafiose all’interno delle università e che impediscano la collaborazione con aziende che vivono di caporalato, sfruttamento dei lavori e processi non trasparenti.