
Il 7 dicembre l’esito della terza udienza del processo a Patrick Zaki comunica che verrà scarcerato, anche se permangono le imputazioni a suo carico. In carcere da 22 mesi con l’accusa di aver diffuso false informazioni attraverso articoli giornalistici, è stato rilasciato ieri 8 dicembre e dovrà apparire davanti alla corte il 1 febbraio con la speranza di un’assoluzione totale da tutte le accuse, fra cui anche quella di terrorismo.
Ricordiamo che Patrick Zaki è uno studente egiziano che stava frequentando il GEMMA (European Master in Gender and Women Studies) dell’Università di Bologna, impegnato già nei 2 anni precedenti come gender officer per l’EIPR (Egyptian Iniziative for Personal Rights) un’organizzazione egiziana che si occupa di diritti umani. Le accuse per cui ha già passato quasi 2 anni di carcere riguardano un articolo pubblicato nel 2019 sul giornale Daraj, in cui Zaki criticava il governo egiziano per il trattamento riservato alla comunità copta (a cui la famiglia di Zaki appartiene).
Secondo quanto riferito da alcuni legali al termine dell’udienza, Zaki è stato trasferito da Mansura al carcere egiziano di Tora, dove era stato trattenuto precedentemente, senza però obbligo di firma in vista dell’udienza del prossimo febbraio.
Molte associazioni internazionali tra cui Amnesty International si sono mobilitate per porre una fine a questo debilitante stato di prigionia cautelativa, tra continui rinvii d’udienza e processi sommari, e vivono la scarcerazione come una vittoria. Il percorso è ancora lungo, ma l’idea che Patrick possa trascorrere una notte lontano dalla prigione, permette di guardare al futuro con un occhio più ottimista.
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