
🌩 Quest’oggi, seconda giornata di sessione d’esami, dopo settimane di funzionamento “a singhiozzo”, i server del Politecnico non hanno retto.
❌ La situazione è negativa per tutti: i docenti dovranno ripreparare le tracce, i tecnici fare straordinari, gli studenti riorganizzarsi gli impegni.
💻 A questo punto, dopo più di un anno di DaD, dobbiamo porci un serio interrogativo: com’è possibile che il Politecnico di Torino non riesca a garantire un servizio informatico all’altezza della sua struttura?
📆 Chi ha perso l’esame potrà ripeterlo, tuttavia, come ben sappiamo, il nostro calendario ha una “densità” di appelli davvero notevole; e le sopraggiunte sovrapposizioni e vicinanze impatteranno in modo sicuramente negativo sulla verifica della nostra preparazione. Per non parlare dell’impatto psicologico nel dover dare appelli nel timore che da un momento all’altro il sistema salti.
⚙️ A tal proposito, non vorremmo nemmeno dare una lettura semplicistica e meramente “tecnica” alla situazione. Gli esami del Politecnico, da qualche anno a questa parte, vengono trattati come una catena di montaggio: condensati in pochi giorni, con vari step di scrematura, spesso senza possibilità di rifiuto. L’esame come momento di confronto tra docente e studente viene rimpiazzato da quizzoni a computer da farsi in qualche minuto, dove il “presto” è preferito al “bene”.
😥 Sia per i docenti che per gli studenti, le settimane di sessione costituiscono un incubo: per noi, il lavoro di mesi e mesi da render conto nell’arco di qualche giorno. Per chi valuta, migliaia di prove da preparare, gestire, correggere. Insomma: quando i “server non reggono” ne abbiamo prova tangibile, ma quando a “non reggere” sono tutte le altre persone coinvolte, qual è la contromisura? Accanto a dei computer rotti ci sono studenti depressi, docenti in burn-out, personale costretto agli straordinari.
💭 Negli ultimi 15 anni il Politecnico ha trasformato profondamente i suoi regolamenti didattici, passando da un modello che prevedeva prove orali, appelli nel corso di tutto l’anno, esoneri e discussioni a ciò che ben conosciamo. A questo punto, parallelamente all’interrogativo tecnico, dobbiamo porcene uno squisitamente politico: tutto ciò, ha effettivamente migliorato la qualità della nostra formazione e la vivibilità dei nostri spazi di vita? Oppure no?
💭 Ti interessano questa o altre tematiche politiche? Partecipa! Rendiamo il Politecnico un posto più libero, inclusivo e a misura di studentə: costruiamo insieme il nostro futuro!