Il 9 Maggio del 1978 Cosa Nostra assassinava Peppino Impastato a Cinisi, in provincia di Palermo.
Peppino, militante di Democrazia Proletaria, da anni denunciava il controllo che la mafia esercitava sul suo suo territorio, scardinando con i suoi compagni la mentalità omertosa che gli era stata inculcata in famiglia; aveva fondato Radio Aut tramite la quale smascherava le modalità con cui Gaetano Badalamenti e gli altri mafiosi si arricchivano sottomettendo il resto della popolazione. Attaccava la “mafiopoli ” prendendola in giro: con la satira toglieva ogni “onore” agli uomini che dovevano sempre essere rispettati.
Dopo 42 anni continuiamo ad avere bisogno delle idee di Peppino. In questa enorme crisi economica, se lo stato non interviene subito per supportare cittadini e lavoratori controllando pezzi di economia, saranno i nuovi Tano Badalamenti in giacca e cravatta a soddisfare le necessità che l’epidemia ha fatto emergere e che stiamo iniziando a toccare con mano.
Dobbiamo continuare i cento passi: a partire dalla regolarizzazione di tutti i migranti ora sfruttati dai caporali mafiosi, serve che le ogni comunità, lo stato, la scuola e le università non permettano il crearsi dei vuoti di democrazia in cui la mafia si inserisce a braccetto con l’imprenditoria per controllare il nostro tessuto economico e accrescendo il proprio potere e facendo enormi profitti sulla nostra disperazione.
“Dobbiamo ribellarci prima che sia troppo tardi, prima di abituarci alle loro facce!”
[disegno di Marco Rizzo e Lelio Bonaccorso]