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Edilizia Universitaria, Sostenibilità e Territorio

Edilizia Universitaria

Nella nostra idea di università, che crediamo debba essere completamente pubblica e finanziata dallo Stato, crediamo sia necessario anche un sostegno diretto esclusivo rispetto all’edilizia universitaria. Avere un numero adeguato di aule studio per permettere a chiunque voglia di poter studiare senza stratagemmi particolari per mantenersi il posto, avere un ambiente salubre ed accogliente in cui poter vivere i momenti didattici e poter disporre di luoghi per la socializzazione tra studentə e non, sono condizioni minime di cui un’Università dovrebbe dotarsi per migliorare la vita di ogni studentə.

Al momento attuale la manutenzione e la costruzione dei nostri poli sono nel migliore dei casi a carico del Fondo di Finanziamento ordinario ma sono iniziati ad apparire casi in cui, come nel caso dell’Università di Torino con Burger King, sono direttamente finanziati da privati.

I poli universitari non devono essere vissuti solo per le lezioni e lo studio ma devono essere sempre attraversabili e vissuti, anche nelle ore serali e notturne al fine di fungere da spazi di aggregazione.

Noi crediamo sia necessario:

  • –  Un piano di investimenti straordinario da 1 miliardo all’anno per farla finita con l’epoca delle emergenze
    per quanto riguarda manutenzione e nuovi poli
  • –  Un fondo da 500 milioni per finanziare i progetti che i vari atenei sottoporranno al ministero, come era
    previsto fino a dieci anni fa.
  • –  Un piano di riutilizzo delle proprietà pubbliche non più usate che preveda la cessione gratuita agli atenei

Università e Territorio

Le università italiane, sempre più spesso, sono templi del sapere esclusivi e ben lontani dall’idea di un contenitore culturale per tuttз. Le università si trovano molto spesso avulse dal contesto territoriale in cui sono inserite, e, perciò, anche da coloro che la vivono in prima persona, o che potrebbero viverla potenzialmente. Gli atenei italiani non costruiscono ponti con il futuro, sono ciechi davanti alle possibilità, seppur poche e rarefatte, che il territorio può offrire a noi studenti. Il sistema universitario si rende ancora più chiuso e non sprigiona la propria caratteristica di trampolino di lancio sempre stimolante e nuovo verso il mondo del lavoro e della ricerca.

È la “Terza missione” sociale e culturale il nodo in cui si sostanzia il rapporto tra università e territorio. Gli atenei devono dialogare con la società, innescando un processo di coscientizzazione che evada dai luoghi della formazione, promuovendo l’emancipazione fuori e dentro l’università.

Vogliamo porre il mondo accademico come strumento al bisogno di noi studenti. Forme di didattica alternativa e di non-formal education sono alcuni dei modi che ci possono permettere di superare l’iperspecializzazione dando spazio alla diversità. Ogni ateneo può e deve valorizzare i suoi punti di forza creando contatti e connessioni con ciò che lo circonda, a partire dai piccoli circoli di quartiere fino alle grandi aziende a livello mondiale pur rispettando criteri ecologici e di sostenibilità.

La centralità dei saperi permette la coscientizzazione dell’individuo, la sua emancipazione, la mobilità sociale ossia la costruzione di un diverso modello di sviluppo trasversale. Per costruire eguaglianza sociale e di genere, è necessario che i saperi tornino ad essere centrali e svincolati dalle logiche di mercato. La cultura non è un mero servizio a cui accedere ma un diritto sociale.

In prospettiva di un rafforzamento del rapporto tra università e territorio risulta fondamentale che ogni studenti  si riconnetta al tessuto cittadino che lo circonda. Crediamo sia necessario che lз studento siano consideratə cittadinз attivз per costruire uno spirito critico nei confronti del territorio, mezzi che permettano una connessione che esalti gli aspetti socio-culturali e faccia emergere le potenzialità delle realtà socio-economiche del contesto territoriale.

Università Sostenibile

Ci troviamo nel mezzo di un’emergenza climatica ed ecologica che ostacola la costruzione di una società equa e sostenibile. 

I governi degli stati, come è stato reclamato da milioni di giovani nelle piazze di tutto il mondo, si sono preoccupati solo di far apparire “green” un sistema produttivo insostenibile.

Per riprenderci il nostro futuro non abbiamo bisogno di una transizione ecologica, ma di una profonda rivoluzione ecologica basata sulle competenze del mondo accademico e sulla partecipazione della comunità studentesca.

  • Un profondo rifinanziamento della ricerca da parte del MUR orientato verso un un diverso modello produttivo e sociale, un’economia non più lineare ma circolare, lo sviluppo di fonti di energia rinnovabili e accessibili per tutte e tutti. Sono inoltre necessarie ricerche nell’ambito delle scienze sociali, giuridiche e politiche per immaginare una società ecologicamente orientata.
  • L’aggiunta di percorsi didattici gratuiti in ogni ateneo sulla sostenibilità ecologica e sociale da poter aggiungere al proprio piano di studi.

Ciò che si insegna all’interno dei nostri atenei deve dare gli strumenti che ci permettano di realizzare un mondo differente, slegato da qualsiasi logica di sfruttamento delle persone e delle risorse del pianeta. 

  • Un finanziamento del ministero per raggiungere l’obiettivo di Atenei a impatto zero entro il 2035. Chiediamo che le nostre università si adoperino concretamente per azzerare il consumo di plastica, che le forniture dei servizi di ristorazione facciano uso di prodotti provenienti dal territorio di consumo, che la filiera di smaltimento dei rifiuti sia controllata e basta sul riciclo, e che l’energia utilizzata nelle varie strutture provenga da fonti rinnovabili.
  • Un aumento dei finanziamenti al trasporto pubblico e sostenibile, e la creazione di un modello di convenzione tra atenei e aziende di trasporto pubblico locale, incluse le ferroviarie, per l’introduzione di tariffe agevolate ai trasporti studenteschi coerenti a livello nazionale, incentivando così l’utilizzo di mezzi di trasporto il meno inquinanti possibile
  • L’apertura, tramite il CNSU, di un tavolo di discussione permanente tra MUR e Ministero della Transizione Ecologica, in cui ci venga dato ascolto in modo da concretizzare tutte le misure che permetteranno alle università italiane di diventare realmente sostenibili  
  • La stesura di una serie di criteri, concordati tra tutti gli atenei italiani, che obblighino le aziende che stipulano accordi di ricerca con le Università a rispettare rigidi standard di sostenibilità. Non possiamo più permettere che colossi petroliferi come ENI finanzino ricerche di enti pubblici, legittimandosi come leader della transizione ecologica e annullando il ruolo indipendente della comunità accademica.

L’ampliamento degli spazi verdi nei campus Universitari e nei quartieri adiacenti, influenzando le politiche comunali e regionali. Una volta elaborata una visione autonoma del problema della crisi climatica, la terza missione degli atenei per noi deve includere un rapporto con le istituzioni locali e la condivisione dei propri saperi attraverso eventi sulla sostenibilità aperti all’ascolto e alla partecipazione dei cittadini.