ESAMI ONLINE: STRUMENTI E CONSEGUENZE

In una situazione come quella attuale l’esigenza di recuperare gli esami saltati nel mese di febbraio diventa ogni giorno più impellente. Tasse, borse di studio, residenza, proseguimento degli studi: tanto (troppo) dipende dalla quantità di CFU che supereremo nei prossimi 4 mesi. Siamo inoltre convinti che non tutti gli esami possano essere tramutati in orali, ma che occorra predisporre gli strumenti necessari per permettere lo svolgimento di esami scritti anche ‘a distanza’.

Alla luce della premessa di cui sopra, siamo soddisfatti della tempestiva risposta da parte del nostro Ateneo, che ci ha garantito delibere in tal senso nei prossimi giorni. Non possiamo però esimerci dal fare delle valutazioni sulle conseguenze derivanti dalla scelta di uno strumento rispetto ad un altro.

L’esigenza di sostenere esami, infatti, non può finire per pesare economicamente e a livello di diritti sui soggetti più deboli. Come abbiamo scritto nell’ultimo post, il Politecnico di Torino ha comunicato di aver avviato le pratiche per dotarsi dei software venduti da Respondus (Lockdown Browser + Respondus Monitor) per gestire esami scritti a distanza. Dopo un lungo confronto all’interno della comunità studentesca, abbiamo riassunto una serie di criticità e preoccupazioni rispetto alle soluzioni ‘tecniche’ scelte: riteniamo che l’Ateneo debba fornire delle risposte chiare e convincenti.

Partiamo dall’hardware. Il software in questione è disponibile per le piattaforme Windows, Mac, iOS (solo iPad): in sostanza è supportato da buona parte dei sistemi operativi desktop (ma non tutti, ad esempio Linux) e per uno specifico modello di tablet, senza alcun supporto per smartphone. Appare evidente come tali requisiti creino delle difficoltà non banali per chi non possiede un pc e/o una webcam con microfono funzionante. Queste persone dovranno sobbarcarsi gli oneri economici per l’acquisto dei dispositivi *obbligatori* per lo svolgimento degli esami? E chi non se lo può permettere? Crediamo che, almeno per coloro che possiedono un reddito tale da permettergli di non pagare tasse universitarie (NO-TAX area), debbano esistere importanti meccanismi di tutela da questo punto di vista. Senza dimenticare coloro che non possiedono i sistemi operativi di cui sopra, ci aspettiamo inoltre che venga fornita tutta l’assistenza tecnica necessaria a tutti/e coloro che riscontrino qualsiasi problema/difficoltà a livello software.

Le problematiche di natura economica, che finiscono per incidere sul diritto allo studio nel senso più ampio del termine, non sono però le uniche. Il tema della tutela dei dati personali, e della sovranità che ognuno di noi dovrebbe poter avere sui propri dati, non può essere considerato di secondaria importanza. Specialmente per un software che, oltre a una vastissima raccolta di metadati, si occupa di registrare video di diverse ore di studenti e studentesse, inviare gli stessi ai propri server e analizzarli.

Tramite le proprie condizioni di servizio (https://web.respondus.com/tou-monitor-student/), in maniera molto esplicita, Respondus sancisce il proprio diritto di condividere “campioni” audio/video con propri collaboratori, de-responsabilizzandosi anche rispetto a qualsiasi tipo di furto/violazione dei dati. Mantengono inoltre i salvataggi di tutte le registrazioni per un anno, specificando che non garantiscono l’eliminazione di tutte le tracce di dati o informazioni dopo la cancellazione. È chiaro come questa infinita mole di dati, se finisse nelle mani sbagliate, potrebbe essere molto pericolosa: per questo chiediamo che il nostro Ateneo sottoscriva accordi che prevedano condizioni decisamente più tutelanti per tutti noi studenti e studentesse.

Le varie registrazioni verranno quindi analizzate da algoritmi di intelligenza artificiale per segnalare eventuali “rischi di violazione”. Oltre ad aspettarci che tali valutazioni non ‘faranno legge’, auspichiamo che ci si doti di protocolli di resilienza piuttosto robusti, al fine di non vedersi invalidato un esame per banali inconvenienti tecnici, quali una improvvisa interruzione di connessione o corrente.

In generale riteniamo molto più opportuno che una istituzione universitaria come la nostra, si doti prevalentemente di software open-source da installare su server propri, evitando di obbligare migliaia di studenti (e docenti) a condividere dati e informazioni sensibili su server di aziende private in giro per il mondo. In questo caso particolare la questione assume una rilevanza ancora maggiore: stiamo parlando di un software molto delicato, che oltre a registrare audio/video, si prefigge di “controllare” in tutto e per tutto il dispositivo sul quale è installato: chi ci assicura che non vengano svolte altre azioni senza il nostro esplicito consenso?

Per questo, avremmo preferito soluzioni che prevedessero l’utilizzo di software meno ‘impattanti’ come ad esempio un semplice streaming video consultabile solo in live (magari ospitato direttamente sui server del Politecnico), senza registrazioni di sorta.

Siamo consapevoli che una situazione come quella attuale sia del tutto anomala e le soluzioni, anche per questioni così pratiche e tecniche, siano difficili da trovare. Pensiamo, inoltre, che sia doveroso sottolineare la qualità del lavoro svolto dai tecnici al fine di predisporre una piattaforma come quella attualmente in uso per le virtual classroom e siamo convinti che quello sia il modello da seguire. Riteniamo però del tutto fondamentale approfondite riflessioni in termini di accessibilità e dati personali, al fine di tutelare la nostra comunità accademica in un momento così complesso.